Ce soir le vent qui frappe à ma porte
Me parle des amours mortes
Devant le feu qui s' éteint
Ce soir c'est une chanson d' automne
Dans la maison qui frissonne
Et je pense aux jours lointains…
Questa sera il vento che batte sulla mia porta
Mi parla di amori morti
Davanti al fuoco che si estingue
Questa sera per la casa va tremula
Una canzone autunnale
Ed io penso ai giorni lontani…
Oggi sono nove anni che mio padre è morto.
In realtà mentre scrivo, nove anni fa avevo passato l’ultima notte con lui.
Il respiratore non mi aveva permesso di dormire sulla poltrona. Ogni tanto si arrestava e pensavo ecco, è andato.
Con un misto di sollievo e di terrore.
Non ero pronta. Era successo tutto in due settimane e avevo faticato per trovare un posto in aereo.
Tutti in vacanza, priorità ai turisti che voglio partire.
- Ma mio padre sta morendo, devo partire.
- Mi dispiace signora, non è una priorità.
Forse per questo odio il turismo e odio questa economia che stritola tutto. Un divertimentificio dove l’importante è che si spenda. I turisti. Ma la vita, la morte, le malattie, non contano.
Sopra tutto, la patina leggera dello svago.
L’ultima notte con mio padre è stata di luna piena. Una luna enorme e rotonda, che illuminava le betulle del giardino dell’ospedale.
Le betulle dal tronco bianco, flessuose e argentate, dondolanti nel vento notturno.
Un mese dopo la morte di mio padre, il 4 agosto, ho piantato una betulla nel giardino di famiglia. E dopo nove anni, anche i nipoti si fermano a guardarla e forse pensano a lui.
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